Senza Gianfranco Bangone, Anna Meldolesi e Gilberto Corbellini la battaglia sugli Ogm in Italia si sarebbe ridotta ad una scaramuccia con pistole caricate a salve.
Gianfranco è stato un grande stratega e profondo conoscitore dei meccanismi dei media, delle redazioni giornalistiche e delle sensibilità della politica. Senza queste tre guide la vicenda Ogm sarebbe rimasta relegata nei titoli di coda della stampa di media caratura, invece tra novembre 2000 e febbraio 2001 divenne una notizia di prima grandezza ed una polemica incandescente. La manifestazione dei cosiddetti 1000 scienziati il 13 febbraio 2001 a Palazzo San Macuto, la biblioteca della Camera dei Deputati, divenne la notizia di prima pagina più rilevante del Corriere, Repubblica Stampa e l’apertura come prima notizia del TG1 delle 20.00: per una volta la ricerca scientifica si era ribellata ad una politica sorda e ignorante. Molti dei fili della tela che portò ad attivare e risvegliare la sonnolenta ricerca scientifica nazionale furono tessuti da Gianfranco e da tanti altri aiuti che si aggregarono strada facendo. Ma il suo cinismo che odorava delle aspre ed impietose sassaie della Barbagia ci aiutò a vedere che al di là del successo mediatico di un giorno, la strada che avevamo davanti era ancora un deserto senza oasi.

Tratto da il Foglio

In questo anno di lutti a ripetizione se ne va Gianfranco Bangone, una delle menti più raffinate del giornalismo scientifico che spaziava dai rapporti tra scienza e società, alla politica, alle analisi tecniche delle tecnologie emergenti che i servizi di sicurezza erano impreparati a fronteggiare. Dai primi anni al Manifesto dove si forgia come giornalista e attento osservatore delle dinamiche dei media, va poi a Panorama da dove conduce tante battaglie da quella sugli Ogm a quelle su mucca pazza, dal nucleare alle cellule staminali. Compie anche il salto più complesso, ma anche più indispensabile per la cultura di questo paese e fonda Darwin assieme a Gilberto Corbellini e alla giornalista di Nature Biotechnology (e anche sua moglie) Anna Meldolesi.

Darwin sarà la luce che cercherà di illuminare per otto anni un paese scettico e culturalmente arretrato in ambito scientifico, mettendo insieme le tre penne di punta del giornalismo che definire scientifico e filosofico è di sicuro troppo riduttivo.

Se ne va un fine stratega e un caratteraccio ruvido e tagliente quale solo quello di un sardo doc poteva essere. Bangone aveva un ristorantino a cui era devoto a Campo de’ fiori dove si mangiava malissimo, ma a lui piaceva tanto e si sentiva a casa. Il 13 febbraio 2001, giorno della manifestazione dei ricercatori a favore della libertà di ricerca e contro l’oscurantismo dell’allora ministro Pecoraro Scanio, ci portò lì a pranzo, sotto la statua di Giordano Bruno, l’unica a cui valesse la pena rendere omaggio nel giorno in cui l’intera politica del paese si era piegata a (far finta di) ascoltare la ricerca scientifica nazionale. Potevamo andare in due altri posti dove eravamo stati invitati: dal presidente del Consiglio in carica, Giuliano Amato, o da colui che sicuramente lo avrebbe sostituito vincendo le imminenti elezioni del maggio 2001, Silvio Berlusconi. Scegliemmo quel ristorantino e quella piazza con quella statua dell’eretico per antonomasia e non ce ne siamo mai pentiti. Anzi, 19 anni dopo conservo ancora la tovaglietta di carta di quel pranzo tanto mediocre quanto denso di significati. Grazie Gianfranco di averci portato a Campo de’ fiori invece di fare illusorie passerelle.