L’onorevole Maria Chiara Gadda, prima firmataria del DDL988 circa <<Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico>> approvato al Senato e in attesa alla Camera dei deputati ha rilasciato un’intervista e rilanciato la stessa nella sua pagina FB

In entrambi i testi c’è una difesa a spada tratta delle criticità normative prospettate. Bene chiarirle evidenziando anche quale sia il consenso scientifico nel settore. 

L’onorevole Gadda afferma che si voglia affossare la norma: nessuno ha dichiarato una cosa del genere né puntato a tutta la norma. Al massimo ci sono stati emendamenti proposti, come è normale. Il DDL988 tuttavia pare offrire il destro a una deliberata assistenza pubblica, diretta e indiretta, a un settore privato (quello delle cosiddette “certificazioni biodinamiche”) la cui definizione è appunto privata, arbitraria e non pubblica, dando loro un rappresentante esclusivo (art. 5). Come se al tavolo tecnico d’una legge sulla sicurezza delle automobili sedesse oltre a un rappresentante del settore anche uno di una singola casa automobilistica. È ragionevole pensare che il secondo potrebbe avere dei conflitti d’interesse.

L’onorevole Gadda sostiene in diversi commenti che non vi sia alcun finanziamento del biodinamico in più rispetto al biologico. Beh, non è dato saperlo mentre un passo del DDL potrebbe in effetti portare a un finanziamento dedicato. Infatti, l’art. 8 riporta la messa in essere di attività (di ricerca, nei fatti, per quanto questa è poi normata nell’art. 11) <<con riferimento a varietà adatte all’agricoltura biologica e biodinamica>>. Non si capisce perché dedicare fondi pubblici alle condizioni peculiari di pochi privati. Eppure, l’articolo lascia adito a diverse interpretazioni, dal momento che l’art. 1 equipara agricoltura biologica e biodinamica. L’Art. 8 c.1 non riporta che qualora altri facciano richiesta di equiparazione di un metodo e la ottengano in accordo all’art. 1 c.3, a questi debba andare una posizione al tavolo tecnico o essere destinati fondi di ricerca.

Un comportamento del genere non è purtroppo nuovo nel settore della ricerca scientifica in agricoltura. Sono già state, incredibilmente, previste ricerche con fondi pubblici sui preparati biodinamici (la cui definizione è arbitraria e dei quali non esiste evidenza di effetto) nel “bando biologico” “n. 9220340 del 08/10/2020” del MIPAAF, dove viene indicato:

– <<la costituzione di un Comitato permanente di coordinamento per la ricerca in agricoltura biologica e biodinamica e che individua le “Tematiche prioritarie di Ricerca e Innovazione in agricoltura biologica e biodinamica”>> (pag. 3) ossia aleggiando lo spettro di ricerche finalizzate alle condizioni dei biodinamici e non di tutti;

– che <<I progetti di ricerca devono altresì tendere al consolidamento ed allo sviluppo del settore dell’agricoltura biologica attraverso un approccio di tipo “multi-attoriale”, con il coinvolgimento obbligatorio, sin dall’inizio delle attività progettuali, di almeno una azienda agricola biologica o biodinamica, al fine di consentire l’applicazione concreta dei risultati della ricerca alla realtà produttiva, e favorendo il coinvolgimento di una Associazione che abbia finalità di ricerca in agricoltura>> (pag. 5);

E nell’allegato tecnico dello stesso bando viene detto:

– <<Nelle aziende biodinamiche si fa esclusivo ricorso ai cosiddetti ‘preparati biodinamici’ evitando, di fatto, il ricorso ai mezzi tecnici pur ammessi in agricoltura biologica>> il che è falso, visto che i biodinamici ricorrono a moltissimi mezzi ammessi in agricoltura biologica e i loro preparati, dal momento che sono inefficaci, non evitano il ricorso ad alcun mezzo. Se altri mezzi non vengono usati è per mancata volontà di usarli, ma non è dato avere un’informazione certa di tale mancato uso;

– una sezione del bando di cui sopra, nell’allegato tecnico, prevede anche quanto segue: <<Preparati biodinamici: il progetto deve verificare il ruolo dei preparati biodinamici al di fuori dell’approccio sistemico ed olistico dell’azienda biodinamica, al fine di ridurre l’impiego di mezzi tecnici ammessi dalla normativa nelle aziende biologiche>>. Risulta quantomeno curioso che il MIPAAF abbia proposto una ricerca specifica su prodotti di cui non esiste evidenza d’effetto stante le molte ricerche applicate. Tantomeno è comprensibile perché testare preparati la cui definizione è arbitraria e non è chiara. Chiunque può fare un preparato e chiamarlo biodinamico, fatti salvi i diritti dei depositari del marchio in Europa e Stati Uniti d’America o altrove. Peraltro, l’indicazione di approccio cosiddetto “sistemico ed olistico” non è definita. Normalmente, con lo stesso si intende l’implementazione di diversi aspetti di diversificazione, ma non esistono chiare definizioni normative di tale approccio per cui lo stesso non è nei fatti facilmente verificabile sensu strictu. Peraltro, alcuni disciplinari biodinamici danno appunto ampie deroghe all’implementazione di vari aspetti di diversificazione nelle proprie aziende.

Il DDL non chiarisce peraltro se i suddetti preparati (qualunque sia la loro definizione) devono sottostare a tutte le norme per l’iscrizione dei prodotti ammessi in biologico o meno. Se sì, non c’è ragione di citarli nella legge senza citare tutti gli altri composti ammessi. Se no, non è comprensibile perché debbano avere questo trattamento di favore. 

Nella difesa dello stato attuale del DDL, l’onorevole Gadda e tanti altri sembrano sostenere peraltro che l’agricoltura biodinamica o i suoi preparati, in fondo, non fanno male a nessuno. Tuttavia anche la cartomanzia o l’astrologia non fanno male a nessuno, il che non implica che debbano essere inclusi nelle previsioni del tempo o del cambio climatico e men che meno che abbiano posizioni ai tavoli tecnici, nemmeno se praticate da meteorologi e climatologi (il che è ovviamente alquanto improbabile). De facto, possono distogliere attenzione e risorse dalle pratiche fondate su evidenze scientifiche. 

Inoltre, se i produttori con certificazione privata biodinamica rispettano le norme sul biologico (che ricordiamo essere solamente una certificazione pubblica di processo nei quali sono comunque ammessi pesticidi e alcuni prodotti di sintesi, come i feromoni), non serve nemmeno citare tale certificazione privata, basta dire che tutte le certificazioni private che rispettano le norme sul biologico sono ammesse alla certificazione biologica.

Beh, qualcuno direbbe: ma sono sistemi più sostenibili? No, non lo sono. I sistemi biodinamici e biologici creano un danno all’ambiente analogo e per certi indicatori superiore ai sistemi convenzionali, come riportato dall’evidenza scientifica nel settore. La loro definizione normativa, quindi, non parrebbe consentire una maggior salvaguardia ambientale. Peraltro, i sistemi biologici e biodinamici hanno una maggiore variabilità di resa dei convenzionali aumentando i rischi per gli agricoltori. Inoltre, non esiste alcuna evidenza di effetto dovuto ai preparati biodinamici rispetto alla loro mancata applicazione. Ma la loro preparazione e applicazione porta comunque a un impatto ambientale.

Per chi li considera più “naturali” (e non lo sono), è bene ricordare che in biologico e biodinamico è possibile usare specie vegetali create dall’uomo, come ad esempio il triticale. L’agricoltura non è mai naturale, qualunque sia l’etichetta che gli attribuiamo. 

Nel suo post sulla sua pagina Facebook, l’onorevole Gadda riporta <<Facciamo davvero attenzione alle sirene, che certo trovano tanto spazio mediatico senza contraddittorio. Io mi sto facendo tante domande, e anche tante risposte.>>. E farsi domande e cercare risposte fondate è certamente un bene, soprattutto quando ci si trova in posizioni come quelle dell’onorevole. Tuttavia invito l’onorevole Gadda, gli altri firmatari del DDL e i parlamentari tutti a fare realmente attenzione all’individuazione corretta di dette <<sirene>> che spesso sono personalità in forte conflitto d’interesse e che parlano in favore del biodinamico senza portare alcuna evidenza scientifica a supporto. 

Singolare poi come per spiegare le proprie ragioni l’onorevole Gadda abbia rilasciato un’intervista (che ha condiviso nella sua pagina FB) insieme alla presidentessa della Federazione italiana agricoltura biologica e biodinamica: una persona con un dichiarato conflitto d’interesse. La stessa presidentessa ammette di essere un’imprenditrice biologica e presiede un’organizzazione che porta nel nome il termine <<biodinamica>> (il che già di per sé, appunto, rappresenta un conflitto d’interesse) e in più casi ha espresso posizioni nei confronti dell’agricoltura non fondate sulle evidenze scientifiche. 

La comunità scientifica italiana  è stata appunto molto severa nel giudicare la presenza del biodinamico nella legge, il quale biodinamico non verrebbe affatto danneggiato se non venisse citato.

L’articolo in cui figura l’intervista all’onorevole Gadda prosegue con numerose fallacie, che è bene chiarire, come segue.

  • A dispetto di quanto riportato, il metodo convenzionale NON utilizza nelle colture intensive fertilizzanti, pesticidi, fitofarmaci per ottenere alte rese produttive. In primis non esiste alcuna definizione chiara di “intensivo” e anche i sistemi biologici possono essere “intensivi”. In secundis, i mezzi di cui sopra, semplicemente, si possono usare in convenzionale, ma ciò non implica che si usino sempre e in molti contesti l’uso è minimo o nullo. L’uso di quelle sostanze comporta un rischio per l’ambiente in funzione dei carichi ambientali e per la salute in funzione dell’esposizione e non a prescindere dalle quantità utilizzate. Ed entrambi gli aspetti sono esclusi grazie alle normative vigenti. L’inquinamento delle acque è peraltro pesantemente dovuto a composti usati in ambito urbano per usi ben diversi dall’agricoltura e il numero di campioni con presenza di composti non è un indice della gravità della presenza, visto che non misura il carico.
  • Non è dato sapere se in Italia ci siano 4.500 aziende biodinamiche visto che molti sostengono di essere in biodinamico senza una certificazione e non esiste una collezione sistematica del dato. 
  • Agricoltura biologica e biodinamica NON GARANTISCONO AFFATTO assenza di pesticidi nel piatto visto che in entrambi i sistemi si usano notevoli quantità di pesticidi, ammessi dai rispettivi disciplinari. Semplicemente non si trovano quelli che non vengono misurati. Va ricordato che con la dieta assumiamo molti più pesticidi naturali (che pongono pure rischi quando fuori norma) rispetto ai residui di quelli di sintesi. In ogni caso, quando nella norma (cioè pressappoco sempre) nessuno pone rischi concreti. 
  • È FALSO AFFERMARE CHE sono solo l’agricoltura biologica e biodinamica a produrre frutta, verdura e cereali senza ricorso a prodotti della chimica di sintesi. Ricorrono ampiamente a prodotti che derivano dalla chimica di sintesi e talvolta li applicano anche alle colture (come i feromoni di sintesi). Peraltro le tossine del Bacillus thuringiensis ammesse in biologico vengono prodotte in bioreattori con genotipi del batterio migliorati e con l’uso di una pluralità di composti di sintesi. 
  • Concimi organici, rotazione e sovescio sono ammessi e praticati anche in agricoltura convenzionale, abbondantemente.
  • I preparati biodinamici non hanno mai mostrato effetti concreti, ma la loro produzione e distribuzione implica comunque un impatto ambientale a fronte di nessun beneficio per le colture. Tra due sistemi identici che differiscono per l’applicazione o meno dei preparati biodinamici secondo le dosi omeopatiche prescritte dai biodinamici, quello “con” ha quindi un maggior impatto ambientale, come già detto.
  • Come dimostrato dai lavori citati, il biologico non è per niente gradito al clima e alla biodiversità. Ha emissioni analoghe o superiori al convenzionale e ha un maggior uso del suolo. L’elevato ricorso alle lavorazioni del suolo in biologico ha un forte impatto ambientale in termini di riduzione della fertilità dello stesso, degradazione della sostanza organica e perdita di suolo (che aumenta il rischio idrogeologico, già preoccupante in Italia, in particolare nell’ambiente collinare in cui, secondo l’articolo, il biologico inciderebbe di più).
  • È falso dire che <<Nella fattoria biodinamica il cibo per gli animali proviene dai campi dell’azienda>> visto che le aziende biodinamiche (con certificazione o meno) acquistano elevate frazioni di materiali dall’esterno. Quella frase può quindi essere vera solo in parte. Peraltro anche nelle aziende convenzionali i foraggi e i concentrati per l’alimentazione animale possono provenire dai campi dell’azienda. Si tratta quindi di una caratteristica non esclusiva delle aziende biodinamiche (che chiamarle “fattorie”, si sa, da loro un altro aspetto).

Nessuno, comunque, sta asserendo che <<Per il legislatore italiano>> esista una <<contrapposizione tra i due modelli di produzione agricola biologico e convenzionale>> e nessuno sta attaccando l’esigenza di normare il settore biologico, ma semplicemente si rileva che si sta letteralmente dando un avallo legislativo a un sistema privato e arbitrario nell’ambito del biologico. Tale sistema è peraltro depositato in alcune nazioni del mondo (es. USA), offrendo così il fianco a un problema nella regolamentazione delle importazioni ed esportazioni, le quali dovrebbero rispettare al contempo il brevetto estero e la normativa italiana dando, automaticamente, un vantaggio a chi è depositario di quel marchio in vari stati del mondo.

Non costerebbe nulla rimuovere i riferimenti al biodinamico ed evitare di dare loro posizioni dedicate ai tavoli tecnici, ma il parlamento non mostra al momento grande intenzione di fare una legge che sia equa per tutti.

 

Per concludere, credo sia possibile ribaltare la frase della stessa onorevole Gadda, ossia che non si sta alzando lo <<spauracchio dell’esoterismo e dell’anti scienza con la prepotenza del dibattito di queste settimane, che è cosa ben diversa dal confronto scientifico>> per <<affossare la legge intera con la scusa del biodinamico>> bensì che si corre il rischio di finire col propinare dei vantaggi ingiustificati a una certificazione privata (peraltro depositata all’estero) con la scusa della legge sul biologico.

Rimuovere tutti i riferimenti espliciti al biodinamico (art. 1, 5 e 8) tutelerebbe tutto il comparto senza alcun danno per i biodinamici. 

 

Articolo a cura di Sergio Saia.